Mi hanno detto che ho un’ernia del disco

Ernie, protusioni, discopatie dominano il comune parlare. Per anni sono state considerate delle vere e proprie “etichette funeste”, “condanne diagnostiche” inflitte a pazienti che scontavano amaramente la propria pena lamentandosi con parenti e amici. Ma di cosa stiamo parlando quando si parla di ernia discale?

Quando parlo di ERNIA DISCALE parlo di una rottura della parte più esterna del disco intervertebrale, che non è altro che un cuscinetto che sta tra una vertebra e l’altra. Questa parte più esterna si chiama “ANULUS”, perché ad anello delimita i confini discali. Quando l’Anulus si rompe fuoriesce o si sposta il “cuore” del disco, che si chiama “NUCLEO POLPOSO” e si posiziona in luoghi che potenzialmente possono scatenare una risposta infiammatoria o dolorosa. La PROTUSIONE è invece quando non fuoriesce niente, ma l’anello tende a sporgersi rispetto al corpo vertebrale. 

Ma sono queste ernie e protusioni così determinanti nella genesi del dolore lombare?  Cosa dice la scienza a riguardo? 3 punti per spiegarci bene:

  • Il mal di schiena lombare NON È QUASI MAI ASSOCIATO AD ERNIA DEL DISCO. Solo una piccola percentuale effettivamente lo è, e presenta dei sintomi caratteristici in aggiunta al dolore lombare. 

  • Protusioni e Bulging sono NATURALI PROCESSI DI INVECCHIAMENTO. Come le rughe sulla faccia, i capelli bianchi. Uno studio del 2015 ha mostrato che il 36% della popolazione 50-60 anni ha un segno di protusione discale in risonanza magnetica senza avere dolore. L’80% presenta segni di degenerazione discale senza avere dolore. 

  • L’ernia NON È UNA CONDANNA. Non dura tutta la vita. Quando è in una zona che rompe le scatole viene mangiata totalmente o in buona parte dal sistema immunitario, che la percepisce come materiale estraneo. 

In conclusione, NON AVERE PAURA quando ti dicono di avere un’ernia. Spesso non è così rilevante come si pensa. Armati di pazienza, affidati ad un professionista che ti aiuti con un trattamento integrato. Starai meglio e ti toglierai di dosso “l’etichetta funesta”.